Un racconto reale, ma da una prospettiva non consueta. Una linea narrativa differente, non usuale, quella scelta da autore e registi di “The Good Mothers” (la serie Disney+, prodotta da Juliette Howell, Tessa Ross e Harriett Spencer per House Productions e da Mario Gianani e Lorenzo Gangarossa per Wildside, società del gruppo Fremantle, e realizzata con il sostegno della Calabria Film Commission, premiata con il “Berlinale Series Award” nella sezione Berlinale Series del Festival internazionale del cinema di Berlino): non solo raccontare la criminalità organizzata partendo dalle storie delle donne nate e cresciute all’interno dei clan, ma parlare delle donne che si sono ribellate alla ‘ndrangheta, alle loro stesse famiglie, per emanciparsi da quel mondo e dare ai loro figli un futuro differente. Una narrazione che sceglie di non mostrare la violenza, ma punta ad indagare proprio il percorso interiore di queste madri, la loro decisione. Una visione differente, dunque, che parte proprio dalla visione delle donne, dalla loro forza: come quella della pm, che è il perno del racconto, che ha l’intuizione di partire dalla ribellione di queste donne per scardinare il sistema. Donne protagoniste, che cercano di ribaltare visioni, schemi e che cercano di far prevalere la giustizia.
Un ““messaggio” universale”, quello di questa storia, ha affermato la regista Elisa Amoruso, che potrà essere “condiviso da tantissime donne che, anche se in maniera diversa, si trovano ancora a lottare contro il patriarcato”. Storie forti, dolorose, di coraggio, di cui i produttori sottolineano la positività, con un racconto che sfugge dalla “mitizzazione della criminalità”, offrendo “uno sguardo femminile e senza retorica”.