“Sei anni di vita. Dietro a lui ho speso gli ultimi sei anni di vita” Sulle tracce di un noto latitante il maresciallo a capo della Squadra Falco11 lo ripete appoggiandosi al tronco segato alla base. Lo Squadrone è diviso per Squadre. “L’ndrangheta non è un fenomeno è un sistema. Un sistema che vuole sostituirsi allo Stato. Un cancro che dobbiamo debellare” Così esordisce la prima puntata della serie factual “Lo Squadrone. Dispacci dalla guerra di ‘ndrangheta” proiettata in anteprima nazionale, ieri sera, al Cinema Moderno di Vibo Valentia. Serie in quattro puntate da cinquanta minuti che andrà in onda da domani, mercoledì 21 marzo in seconda serata su Rai2.
Alla proiezione, della prima puntata, hanno partecipato: Andrea Fabiano, Direttore di Rai2; Stefano Rizzelli, Capo Struttura Rai 2; On. Mario Oliverio, Presidente della Regione Calabria; Comandante della Legione Carabinieri Calabria, Gen. Di Brigata Vincenzo Paticchio; Giuseppe Citrigno, Presidente Calabria Film Commission; il produttore Sandro Bartolozzi; Claudio Camarca, regista e autore della serie. Inoltre, presenti le più alte cariche delle forze dell’ordine. Un evento a cui parteciperanno anche gli studenti degli istituti superiori della città di Vibo Valentia.
“Lo squadrone. Dispacci dalla guerra di ‘Ndrangheta”, serie tv di genere factual prodotta da Clipper Media in collaborazione con RAI2, con il sostegno della Calabria Film Commission. Quattro episodi da 50 minuti, scritti e diretti da Claudio Camarca, per raccontare uno spaccato reale dello Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria, in grado di superare l’immaginazione, ad alto tasso di azione e di suspense, in cui un manipolo di uomini coraggiosi rischia ogni giorno la vita per restituire la Calabria alla sua gente.
La prima puntata, proiettata ieri in anteprima, presenta lo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria, attraverso le due attività principali che ne contraddistinguono l’opera quotidiana: ricerca dei latitanti e ritrovamento ed eradicazione delle piantagioni di canapa. Si scende in un bunker sotterraneo esteso per trecento metri quadrati in grado di nascondere 3 latitanti e una piantagione di oltre seimila piante. Quindi, si risale lungo le pendici aspromontane per individuare un posto di osservazione da cui studiare i movimenti della famiglia di un latitante. Per finire in una piantagione ricavata in un indistricabile roveto protetto da trappole: una piantagione di canapa con piante alte tre metri, bruciate in un pianoro in modo che tutta la contrada veda, tutti gli affiliati sappiano.
“Ringrazio la Calabria Film Commission e il suo impegno per la valorizzazione del nostro territorio. Prodotti cinematografici come questo raccontano la Calabria positiva la reale immagine di una terra che lotta ogni giorno per crescere e per tornare ad avere il giusto ruolo che merita nel panorama nazionale – afferma il Presidente Oliverio – Ringrazio, inoltre, l’Arma dei Carabinieri per il suo estenuante lavoro in difesa della legalità. In questa serie è ben raccontato. Abbiamo visto la fatica e il sudore di questi uomini impegnati a tutelare le nostre comunità per affermare la legalità e per far crescere la nostra terra. Risultati importanti sono stati realizzati in questi anni. E’ stata debellata, proprio grazie all’impegno dei Cacciatori di Calabria, la terribile stagione dei sequestri e in questi ultimi anni sono stati conquistati dei traguardi importanti. Sono stati inferti duri colpi alla criminalità organizzata e la Calabria si sta liberando da questi antichi lacci e sta riconquistando quella che è la sua vera immagine. Un’immagine che finalemnte risponde ai reali valori della nostra terra. Una società che accoglie, che lavora onestamente e dalla grande dignità. La serie TV “Lo Squadrone” racconta proprio questo – conclude Oliverio – e darà sicuramente una spinta mediatica positiva all’immagine sana della nostra società”.
“E’ per noi motivo di grande onore aver sostenuto questo progetto televisivo – afferma il Presidente di Calabria Film Commission Giuseppe Citrigno – La Calabria Film Commission fin dalle prime battute ha supportato la fase realizzativa della serie firmata da Camarca e ci auguriamo di poter portare questo prodotto, in futuro, nelle sale cinematografiche calabresi coinvolgendo il pubblico degli studenti. Una serie di altissima qualità, dal forte impatto emotivo e che racconta la realtà dando un giusto taglio di educazione alla legalità. Anche in questo progetto – conclude Citrigno – abbiamo cercato di raccontare la nostra terra, gli esempi positivi, l’impegno e il sacrificio della stragrande maggioranza della nostra società. Una società sana che dice no ogni giorno ai compromessi e che si ribella alla criminalità e che si rivolge con speranza alle giovani generazioni. Il cinema, la televisione devono avere questo impegno. Devono essere prima di tutto servizio pubblico. Nella serie di Camarca questo emerge prepotentemente. L’amore verso la Calabria una terra bellissima in cui si lotta per un futuro migliore”.
“E’ un progetto televisivo che per la Rai è innovativo – afferma nel suo intervento il Direttore di Rai 2 Fabiano – non è un racconto tradizionale, non è un racconto che si dipana attraverso la fiction. Non è un racconto che si sviluppa in studi televisivi. Questo è un racconto sul campo, di potente efficacia comunicativa. Una cifra estetica e di linguaggio che in Rai stiamo indagando. Raccontare la realtà lì dove si svolge quotidianamente credo sia importante e di forte impatto sullo spettatore. La serie firmata Da Claudio Camarca è un lavoro eccezionale–conlude Fabiano–un prodotto cinematografico dal taglio documentaristico che punta i riflettori sull’attività starordinaria dei carabinieri e del loro spirito di abnegazione nella lotta alla criminalità”.
“Si tratta di un prodotto che con taglio cinematografico dà nuovo lustro alla stagione documentaristica – spiega il capostruttura di Rai 2, Rizzelli – Una serie che si rivolge alle nuove generazioni, un esperimento televisivo molto importante che ben si inserisce nella nostra offerta di informazione. Credo che la parola chiave di questo lavoro sia fiducia. La fiducia che gli uomini dello Squadrone hanno avuto nella troupe televisiva che li ha seguiti. Fiducia che il Comando dei Carabinieri ha avuto nella Rai e nei media, più in generale. Una parola che definisce l’enorme lavoro di documentazione che ha realizzato Camarca per poter tasferire agli spettatori l’alto spirito di sacrificio dello Squadrone”.
“Ho voluto raccontare attraverso il lavoro quotidiano di questo gruppo di uomini lo spirito di sacrificio dell’Arma dei Carabinieri- racconta il regista Camarca – volevo raccontare i valori che li spingono quotidianamente in questa estenuante lotta contro la criminalità. Lo Squadrone con instancabile abnegazione opera sul campo, in assetto da guerra, tra i boschi in una difficile caccia all’uomo. Una guerra vicina, più di quanto si possa immaginare. Combattuta in mimetica, fucili mitragliatori, all’interno di trincee scavate nelle rocce dell’Aspromonte – e conclude – ho avuto la possibilità, con la mia cinepresa, di raccontare la grande fatica il lungo lavoro, di cui sappiamo ben poco, di questi uomini che lottano per stanare i latitanti. Un lavoro che può durare anni”.
Dal 1991, anno della composizione del Reparto, lo Squadrone Eliportato Carabinieri Cacciatori di Calabria ha prodotto: oltre 8000 arresti, catturato 282 latitanti di ‘ndrangheta, scovato oltre 400 bunker. Sembra una guerra, combattuta in qualunque luogo al mondo, immagini scattate in Messico o in Colombia, non ad un’ora di aereo da Roma e a quindici chilometri da Reggio Calabria.
“Quello che emerge dal racconto è l’enorme e silenziosa fatica di questo gruppo di uomini – dichiara il Generale Paticchio – Uomini di cui sono particolarmente fiero. Questa sileziosa fatica rappresenta però la fatica di tutta la parte sana della società che guadagna passo dopo passo lo spazio di legalità. Un prodotto televisivo di cui apprezzo soprattutto – conclude il Generale Paticchio- la mission di educazione alla legalità”.
I riflettori sono puntati sulle attività sul campo dello Squadrone, ma anche sui singoli uomini, sul loro privato, sulle loro motivazioni. Due le attività principali che ne contraddistinguono l’opera quotidiana: la ricerca dei latitanti e il ritrovamento ed eradicazione delle piantagioni di canapa. Con loro lo spettatore scende in bunker sotterranei che si estendono anche per trecento metri quadrati, con loro si risale lungo le pendici dell’Aspromonte per individuare un posto di osservazione da cui studiare i movimenti della famiglia di un latitante, tra trappole e piantagioni di canapa. Una continua caccia all’uomo, tra le fogne di Platì, collegate alle case attraverso intricati cunicoli, rastrellamenti a San Luca, con perquisizioni di abitazioni di affiliati, confische, arresti e operazioni lungo la cima dei monti, dentro stalle e case abbandonate. Il contatto con il lato ‘liturgico’ della ‘ndrangheta, con il Santuario di Polsi, dove sono state distribuite le cariche all’interno delle cosche. L’arresto di un latitante non è che un nuovo inizio, una nuova caccia, alla ricerca della rete di affari di questa holding globalizzata nei cinque continenti, dalla Colombia alla Germania, passando per città come Sidney, Toronto, Johannesburg.